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La Verità è la Via

 

Siamo sotto attacco, circondati da un fuoco incrociato di menzogne sistematiche, innumerevoli vittime di contraddizioni e incoerenze. Il nostro sistema cognitivo ed emotivo è a un passo dal collasso definitivo. Fake-news mietono più vittime di armi e virus.

L’essere umano può fiorire e gioiosamente espandersi in un clima di coerenza e non-contraddittorietà. Altrimenti la psiche entra in uno stato di sofferenza progressivamente sempre più acuta, fino all’angoscia. La verità è un perno fondamentale sul piano psicologico e sociologico, oltre che su quello filosofico e scientifico. La salute individuale e collettiva è fondata sulla pratica della verità.
Nella cosmologia indovedica (e non solo in quella) la verità struttura e sostiene l’universo, nella sua dimensione macrocosmica-collettiva e microcosmica-individuale. Verità (in sanscrito satya) è ciò che attiene all’esistente, al reale (in sanscrito sat). Mentire -così come essere vittima di menzogne altrui- significa minare alle radici la nostra salute su tutti i piani, bio-psico-spiritualmente.
Bisogna imparare a praticare la veridicità, e il primo passo è non ingannare se stessi. Noi per primi dobbiamo farci portatori del vero, perché il vero illumina e garantisce un’espansione della nostra consapevolezza, e del benessere che è ad essa connesso.
La pratica di questa virtù potrebbe incontrare numerosi e poderosi ostacoli in chi avesse sviluppato l’insana abitudine di stravolgere i fatti in funzione della propria convenienza. È così che, in forza di una strutturata tendenza, la persona produce menzogne anche inconsapevolmente, come risultato di un meccanismo psichico ormai indipendente dalla volontà cosciente. Dovremmo dunque riflettere sull’opportunità di re-imparare a praticare la verità.
L’arma della nostra conquista sarà la pratica delle virtù, che è l’unico vaccino realmente efficace contro il morbo dilagante della corruzione, perché ci permette di sviluppare una superiore sensibilità e riconoscere ogni minimo sintomo di devianza. La pratica delle virtù trasforma innanzi tutto la nostra personalità, ed espande questa sua forza di luce sulle tenebre che accecano chi ci inganna. L’ombra non può essere sconfitta con la spada. Le persone, vittime loro stesse dei propri cattivi comportamenti, non dovrebbero essere considerate nemiche, ma fratelli bisognosi di modelli superiori su cui fondare un’esistenza di benessere. Il potere di un comportamento virtuoso è tale da favorire chi lo pratica e chi lo testimonia, ed è l’unico in grado di rispondere allo smembramento sociale e psicologico che caratterizza l’umanità contemporanea. Dobbiamo essere pazienti: con certezza affermo che le persone sono in grado di trasformarsi e migliorarsi.
Dire la verità non significa necessariamente essere virtuosi. Una parola offensiva penetra nel cuore come una freccia, e più di questa è difficile da estrarre. È degna di essere espressa solo quella verità che sappiamo non nuocere ad alcuno. Calarsi empaticamente in tempo, luogo e circostanza, ascoltare con partecipazione il nostro interlocutore, sono premesse indispensabili a una pratica consapevole della verità.
Chi falsifica la realtà, attenta alla pace e al progresso dell’umanità. Grandi pensatori, come Kant e Schopenhauer, hanno dimostrato che la realtà stessa non è che una forma del pensiero. Non c’è dunque differenza sostanziale tra pensiero e mondo: questi due principi definitivamente corrispondono l’uno all’altro. Inquinare i contenuti psichici nostri e altrui per mezzo della menzogna corrisponde dunque a sfaldare i pilastri del mondo: prima quello interiore-individuale e successivamente quello oggettivamente manifestato.
Rallegratevi, perché è nelle vostre mani il potere di rispondere efficacemente agli attacchi che giungono alla nostra stabilità e progettualità. Se agiamo nel pensiero, agiamo nel mondo; se ci dedichiamo a una riflessione interiore, risvegliandoci ai principi eterni della nostra spiritualità, apportiamo il miglior contributo alla nostra felicità e al benessere del mondo intero. Agire nel mondo, senza aver provveduto a ripristinare la relazione con il nostro sé più profondo, significa produrre ulteriori problemi.
La nostra purezza può beneficiare il mondo ma nulla può essere imposto, nemmeno l’amore. Il nostro contributo si deve fondare sul dialogo e sulla persuasione. Possedere la verità non è nulla (o è piuttosto una nociva presunzione) se non siamo in grado di offrirla nei modi della più alta virtù. Umiltà, compassione, soddisfazione interiore, contribuiscono al fluire di nuclei di verità che scardinano i falsi pregiudizi e presupposti sui quali chi ascolta ha strutturato la sua intera personalità. Spesso le persone non sono in grado di confrontarsi con la verità, perché prediligono il falso equilibrio che, seppur temporaneamente, una determinata menzogna (o, più frequentemente, un complesso sistema di concatenate menzogne) gli consente di vivere, in un modo illusoriamente confortante. Per poter offrire un nucleo di verità, è indispensabile essere di per sé soddisfatti della nostra relazione con tale verità, a prescindere da qualsiasi pretesa o aspettativa che l’offerta venga apprezzata e accolta.
La verità possiede diverse dimensioni, e tutte dovrebbero essere prese in considerazione nella nostra comprensione e pratica. Nel corso dei secoli è invalsa in Occidente l’attitudine a scindere i due piani della teoria e della prassi, il che ha condotto allo sviluppo di mostruose ipertrofie in entrambe i campi: da una parte una concettualità astratta e sterilmente fine a se stessa; dall’altra un agire compulsivo e irrazionale, fondato sul solo principio del beneficio immediato. Quel che lo Yoga insegna -nella sua alta accezione di filosofia perenne- è una sintesi tra questi due momenti della creatività umana, proprio in nome di quella identità pensiero-mondo riscoperta nella moderna filosofia occidentale. Lo Yoga ci insegna a calare nella pratica le nostre comprensioni e a verificarne così la fondatezza. La mera speculazione, invece, conduce a un’inevitabile frustrazione, dovuta all’incoerenza tra concezione intellettuale e stile di vita. Lo Yoga è una scienza sintetica piuttosto che analitica, soggettiva piuttosto che oggettiva; ma ciononostante trasmissibile e riproducibile secondo i canoni della scienza. Una scienza in grado di esplorare e governare ogni funzione della personalità, nella prospettiva sintetica di un benessere unitario nostro e altrui, e che include il perfetto equilibrio nella relazione tra individuo e ambiente circostante. Lo Yoga ci può salvare, individualmente e collettivamente, dai pericoli che si affacciano prepotentemente allo sguardo di tutti noi.
Come rispondere a una comunicazione massmediatica che attenta al nostro equilibrio psichico, inducendo inevitabilmente e colpevolmente stati di profonda inquietudine se non di vero e proprio terrore? Cartesio ci viene incontro invitandoci al “dubbio metodico”, che ci consente di osservare i fenomeni più in profondità, per giungere a più solide certezze e autentiche esperienze. Accettare passivamente quanto ci viene propinato, corrisponde a un atteggiamento di colpevole ingenuità. Di fronte a dati contraddittori, confusi, insufficienti, occultati, è giusto e doveroso esercitare le nostre funzioni critiche. La fiducia non dovrebbe essere accordata a priori, ma come esito di un accurato processo di valutazione. Questo è il solo mezzo a nostra disposizione per scongiurare un’adesione autolesiva ad una narrazione che potrebbe rivelarsi infondata se non addirittura fraudolenta.
Di fronte alla minaccia, le persone tendono ad omologarsi alla maggioranza, ed è per questo che da sempre la paura -congiunta all’ignoranza- è il miglior strumento per sottomettere e dominare una popolazione. Un gregge, infatti, è facilmente controllabile e manipolabile, al contrario di una società composta da individui maturi e centrati. La persona ha la possibilità di sottrarsi a meccanismi psico-sociali che sminuiscono le proprie facoltà superiori, ma questo implica l’assunzione dell’alta responsabilità di condurre le proprie scelte nella prospettiva di un beneficio superiore. Ed è proprio questo senso della responsabilità che è sempre più raro tra le donne e gli uomini della nostra contemporaneità.

Fabrizio Fittipaldi

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