
"Io e gli altri nel gioco della vita"
(Un viaggio dal mondo sensibile alla profondità del sé)
Scritto da Anselmo Bandini
Ho avuto la fortuna di ascoltare questo seminario, in formato audio, ed è stato come una esplorazione guidata che mi ha condotto attraverso vie poco conosciute, poco investigate così in profondità. E ne è valsa la pena: gli insegnamenti, gli strumenti di lavoro ricevuti hanno ripagato oltremodo l'investimento di tempo e di energie; così volevo condividerne i contenuti con voi. Questo articolo, essendo un estratto di questo seminario, può presentare qua e là qualche lacuna, ho cercato di essere il più coerente possibile.
Nel Vedanta Sutra, millenni prima di Aristotele, è detto che l'essere umano tende a realizzare la propria natura di beatitudine, quella felicità che è già dentro di noi sopita, dimenticata, il cui unico impedimento a quell'ottenimento è costituito dalla mente. Quel piacere che alternandosi alla sofferenza è parte della vita quotidiana, invece, deriva dal rapporto esteriore con le cose, con gli oggetti, dal rapporto superficiale con gli altri sperimentato attraverso i sensi e la mente. L'essere umano è collegato ad una varietà di mondi, mondi paralleli, ad una varietà di dimensioni: psichica, emozionale, affettiva... ma, dai più, viene riconosciuta solo la dimensione fisica, che appare del tutto reale. Dolori fisici, psicopatologie, tradimenti, abbandoni, perdita di cose, perdita della salute... Questo è un mondo dove gradualmente si perde tutto, ma la sofferenza non si spalma su ogni cosa come pioggia, è molto differenziata, come la gioia! Chi questa gioia non la possiede, se la procura in modo artificiale, come antidoto contro la paura della perdita, col rischio di aumentare la conflittualità, quindi la sofferenza!
Quali sono le implicazioni e come prevenire la sofferenza che è generata da un rapporto malsano con gli altri? Se la sofferenza ha una sua utilità, come utilizzarla per la nostra evoluzione? “La sofferenza serve a dare la dimensione della correttezza del nostro pensare, più che dell'agire, perché il fare è una conseguenza del pensare. Il pensiero è il prodotto della volontà che è lo strumento del desiderio. Il desiderio, quindi, è la chiave di tutto, ed è qui che bisogna iniziare il lavoro.” - Come trasformare il desiderio affinché sfoci in quell'esito gioioso che scaturisce dal rapporto con gli altri? Come 'accendere' quella gioia? Come agire per calarsi nell'intimità degli altri, in quella profonda essenza del loro essere?
“Ama gli altri come ami te stesso! Quando la preghiera diventa 'fuoco d'amore', quando diventa quell'appassionata ricerca del rapporto con l'Altro per eccellenza, che è Dio, si riscopre Dio anche negli altri; allora diventa un dialogo tra anime! Il gioco della vita non è all'interno di noi, in un gioco esclusivo che usa gli altri come strumenti per i nostri obiettivi egoistici, sprofondando la persona in stati sempre più profondi di buio, chiusura e insensibilità! Gli altri, spiega Ferrini, sono nostri compagni nel gioco della vita! Occorre apprendere il metodo che permette di relazionarsi con gli altri in maniera evolutiva, in qualunque circostanza!”
Non è possibile però, conoscere se stessi e gli altri se non si conosce anche il mondo! Einstein ha affermato che non c'è differenza tra energia e materia: tutto è energia che talvolta si manifesta in materia tangibile, percepibile e talvolta come onde di energia.
“Noi viviamo in un mondo di energia! Non conosciamo veramente il mondo, la sua essenza ci sfugge, veniamo in contatto soltanto con le apparenze. Se dunque, il mondo è apparenza, sembrerebbe legittimo calarsi dentro di sé, in un viaggio solitario alla ricerca della felicità! Purtroppo, questa conquista della felicità ci è ostacolata, impedita, dai condizionamenti operanti che lavorano a nostra insaputa. Questo lavoro riesce quando ci rapportiamo agli altri in modo etico, in modo da vedere noi negli altri e gli altri in noi!” - In questo gioco della vita è importante capire qual è il nostro vero interesse!
“Quando noi desideriamo, pensiamo, riflettiamo, mettiamo in moto un meccanismo karmico; prima ancora di passare all'azione il karma è già operativo, ma le persone si rendono conto di ciò solo attraverso l'azione fisica. L'atto fisico, in realtà, è solo l'ultimo atto di una lunga commedia che nasce, invisibile, dentro di noi!”
L'essere umano è soggetto all'errore! Se ci rendiamo conto di questa verità, abbiamo fatto una grande passo in avanti! Lo scopo però non è, non compierne più, non è fattibile, lo scopo è commetterne il meno possibile. Una volta riconosciuta questa verità, predisporsi per correggersi, riparare, dove è possibile; questo ci aiuterà a comprendere che l'errore o gli imprevisti che ci cadono addosso nella vita, non sono una tragedia ma una opportunità per evolvere.
“Non sono gli altri che ci fanno soffrire, spiega Ferrini, ma è come la nostra mente reagisce che ci addolora! Non siamo tutti evoluti allo stesso modo! La vita non è una corsa agonistica ma uno spostamento dalle tenebre alla luce, dalla selva oscura all'illuminazione, dal 'non essere' all'essere, dalla morte alla vita: questo spostamento è il nostro scopo da raggiungere!”
“Il dharma è quella legge divina che non solo organizza tutto ciò che avviene nell'universo ma è anche la motrice di ciò che vi accade! Il dharma include non solo le leggi fisiche ma anche psichiche: quelle che attengono alla configurazione emozionale, affettiva, emotiva, intellettuale... Queste leggi psichiche travalicano quelle fisiche ma con esse s'intrecciano in maniera inestricabile!” Il dharma dunque, è qualcosa che attiene al nostro stato di benessere o malessere, alla gioia o al dolore, al nostro rapporto con gli altri. La tradizione indovedica ci tramanda: “Chi sostiene il dharma è dal dharma sostenuto, chi calpesta il dharma è dal dharma calpestato.” - Chi si armonizza a questa legge che tutto controlla e organizza, chi si immette in questo flusso virtuoso, diventa virtuoso! Quella è la piattaforma dalla quale si può compiere il salto verso quella felicità tanto desiderata, tanto vicina ma così lontana!
Ferrini, approfondisce anche altre tematiche: le due divisioni del dharma, come riconoscere Dio in noi e come riconoscerlo negli altri, come l'evento morte può incidere nel percorso evolutivo, come avvicinare una guida che ci accompagni in questo viaggio...
Ferrini fornisce risposte anche ad altre domande: 'Come? In che modo l'evento morte inibisce il nostro percorso verso la felicità?
Nel Vedanta Sutra, millenni prima di Aristotele, è detto che l'essere umano tende a realizzare la propria natura di beatitudine, quella felicità che è già dentro di noi sopita, dimenticata, il cui unico impedimento a quell'ottenimento è costituito dalla mente. Quel piacere che alternandosi alla sofferenza è parte della vita quotidiana, invece, deriva dal rapporto esteriore con le cose, con gli oggetti, dal rapporto superficiale con gli altri sperimentato attraverso i sensi e la mente. L'essere umano è collegato ad una varietà di mondi, mondi paralleli, ad una varietà di dimensioni: psichica, emozionale, affettiva... ma, dai più, viene riconosciuta solo la dimensione fisica, che appare del tutto reale. Dolori fisici, psicopatologie, tradimenti, abbandoni, perdita di cose, perdita della salute... Questo è un mondo dove gradualmente si perde tutto, ma la sofferenza non si spalma su ogni cosa come pioggia, è molto differenziata, come la gioia! Chi questa gioia non la possiede, se la procura in modo artificiale, come antidoto contro la paura della perdita, col rischio di aumentare la conflittualità, quindi la sofferenza!
Quali sono le implicazioni e come prevenire la sofferenza che è generata da un rapporto malsano con gli altri? Se la sofferenza ha una sua utilità, come utilizzarla per la nostra evoluzione? “La sofferenza serve a dare la dimensione della correttezza del nostro pensare, più che dell'agire, perché il fare è una conseguenza del pensare. Il pensiero è il prodotto della volontà che è lo strumento del desiderio. Il desiderio, quindi, è la chiave di tutto, ed è qui che bisogna iniziare il lavoro.” - Come trasformare il desiderio affinché sfoci in quell'esito gioioso che scaturisce dal rapporto con gli altri? Come 'accendere' quella gioia? Come agire per calarsi nell'intimità degli altri, in quella profonda essenza del loro essere?
“Ama gli altri come ami te stesso! Quando la preghiera diventa 'fuoco d'amore', quando diventa quell'appassionata ricerca del rapporto con l'Altro per eccellenza, che è Dio, si riscopre Dio anche negli altri; allora diventa un dialogo tra anime! Il gioco della vita non è all'interno di noi, in un gioco esclusivo che usa gli altri come strumenti per i nostri obiettivi egoistici, sprofondando la persona in stati sempre più profondi di buio, chiusura e insensibilità! Gli altri, spiega Ferrini, sono nostri compagni nel gioco della vita! Occorre apprendere il metodo che permette di relazionarsi con gli altri in maniera evolutiva, in qualunque circostanza!”
Non è possibile però, conoscere se stessi e gli altri se non si conosce anche il mondo! Einstein ha affermato che non c'è differenza tra energia e materia: tutto è energia che talvolta si manifesta in materia tangibile, percepibile e talvolta come onde di energia.
“Noi viviamo in un mondo di energia! Non conosciamo veramente il mondo, la sua essenza ci sfugge, veniamo in contatto soltanto con le apparenze. Se dunque, il mondo è apparenza, sembrerebbe legittimo calarsi dentro di sé, in un viaggio solitario alla ricerca della felicità! Purtroppo, questa conquista della felicità ci è ostacolata, impedita, dai condizionamenti operanti che lavorano a nostra insaputa. Questo lavoro riesce quando ci rapportiamo agli altri in modo etico, in modo da vedere noi negli altri e gli altri in noi!” - In questo gioco della vita è importante capire qual è il nostro vero interesse!
“Quando noi desideriamo, pensiamo, riflettiamo, mettiamo in moto un meccanismo karmico; prima ancora di passare all'azione il karma è già operativo, ma le persone si rendono conto di ciò solo attraverso l'azione fisica. L'atto fisico, in realtà, è solo l'ultimo atto di una lunga commedia che nasce, invisibile, dentro di noi!”
L'essere umano è soggetto all'errore! Se ci rendiamo conto di questa verità, abbiamo fatto una grande passo in avanti! Lo scopo però non è, non compierne più, non è fattibile, lo scopo è commetterne il meno possibile. Una volta riconosciuta questa verità, predisporsi per correggersi, riparare, dove è possibile; questo ci aiuterà a comprendere che l'errore o gli imprevisti che ci cadono addosso nella vita, non sono una tragedia ma una opportunità per evolvere.
“Non sono gli altri che ci fanno soffrire, spiega Ferrini, ma è come la nostra mente reagisce che ci addolora! Non siamo tutti evoluti allo stesso modo! La vita non è una corsa agonistica ma uno spostamento dalle tenebre alla luce, dalla selva oscura all'illuminazione, dal 'non essere' all'essere, dalla morte alla vita: questo spostamento è il nostro scopo da raggiungere!”
“Il dharma è quella legge divina che non solo organizza tutto ciò che avviene nell'universo ma è anche la motrice di ciò che vi accade! Il dharma include non solo le leggi fisiche ma anche psichiche: quelle che attengono alla configurazione emozionale, affettiva, emotiva, intellettuale... Queste leggi psichiche travalicano quelle fisiche ma con esse s'intrecciano in maniera inestricabile!” Il dharma dunque, è qualcosa che attiene al nostro stato di benessere o malessere, alla gioia o al dolore, al nostro rapporto con gli altri. La tradizione indovedica ci tramanda: “Chi sostiene il dharma è dal dharma sostenuto, chi calpesta il dharma è dal dharma calpestato.” - Chi si armonizza a questa legge che tutto controlla e organizza, chi si immette in questo flusso virtuoso, diventa virtuoso! Quella è la piattaforma dalla quale si può compiere il salto verso quella felicità tanto desiderata, tanto vicina ma così lontana!
Ferrini, approfondisce anche altre tematiche: le due divisioni del dharma, come riconoscere Dio in noi e come riconoscerlo negli altri, come l'evento morte può incidere nel percorso evolutivo, come avvicinare una guida che ci accompagni in questo viaggio...
Ferrini fornisce risposte anche ad altre domande: 'Come? In che modo l'evento morte inibisce il nostro percorso verso la felicità?
