Skip to main content

Ente di Formazione Accreditato MIM ai sensi della direttiva 170/16

Le domande eterne dell'anima eterna - parte I

A cavallo dei secoli XIX-XX nell’ambiente ortodosso della Russia correvano voci che il noto scrittore Lev Tosltoj avesse visitato Belovodia, un paese mitico che custodisce nella forma originaria i trattati dottrinali e i riti dell’autentico cristianesimo. La descrizione del regno di Belovodia ricorda i racconti vedici che parlano dei saggi illuminati sull’ Himalaya. Ma anche se Lev Nikolaevic Tolstoj non era mai stato sull’Himalaya, i concetti vedici, che negli ultimi anni della sua attività letteraria attraversano come un filo rosso le sue opere, furono il frutto di uno studio approfondito dei testi vedici dell’India antica. Lo scrittore ammirava i Veda e riteneva che questi testi sacri veicolassero la conoscenza di Dio in una forma ideale: “Gli Inni Vedici trasmettono sentimenti molto elevati e ciononostante la loro sublime bellezza è comprensibile per tutti, sia per le persone colte che per quelle poco istruite. Se lo scopo dell’arte è quello di trasmettere i sentimenti, che sorgono dalla coscienza religiosa, allora come può essere non compreso il sentimento basato sulla religiosità, ovvero sul rapporto dell’uomo con Dio?”.


I Veda indubbiamente hanno lasciato una forte impronta sullo stile del famoso scrittore russo. Lev Nikolaevic fu un lettore appassionato delle opere dell’India classica come il Mahabharata e il Ramayana, ma soprattutto conosceva ed amava la quintessenza dei Veda: la Bhagavad-gita. Esprimendo per quest’ultima il più alto apprezzamento spesso faceva rimandi a questo grande testo nei suoi diari e nelle sue lettere. Nelle raccolte “I pensieri dei saggi per ogni giorno”, “Per l’anima”, “Il sentiero della vita”, l’autore ha incluso diverse massime tratte dai Purana, dalle Upanishad, dalla Bhagavad-gita, dal Mahabharata e dalla Manu-smriti.


L’interesse del famoso scrittore russo per i Veda non si esauriva mai, ma lo studio più approfondito dell’antica filosofia indiana fu da lui svolto nel periodo della sua crisi esistenziale fino alla fine degli anni settanta-inizio anni ottanta, quando Tolstoj sentì la necessità a intraprendere una seria ricerca spirituale alla scoperta del senso della vita. Nel 1907, nella lettera a Baba Premanand Bharati, Lev Tolstoj espresse la convinzione che “la religiosa, metafisica idea di Krishna rappresenta l’eterno e universale fondamento di tutti gli autentici sistemi filosofiche e di tutte le religioni”. Molte dottrine vediche sono state comprese da Lev Nikolaevic grazie allo studio dei lavori di noti scrittori, filosofi e pensatori (sia antichi che moderni), la cui concezione del mondo è stata improntata alla filosofia vedica. Fra i grandi nomi menzionati spesso nei libri di Tolstoj troviamo Pitagora, Platone, Emerson, Thoreau, ma in modo particolare lo scrittore rileva Arthur Schopenhauer e Kant. Analizzando i concetti di Schopenhauer noterà che “Il cuore della sua filosofia contiene un tragico errore, per provare il quale è stato sprecato un enorme talento e genio; l’errore che la vita non ha senso. Ma il senso della vita consiste proprio nell’eseguire la volontà dell’Ente Supremo, seguire la propria destinazione e lasciare questo mondo” .

Lascia un commento e condividi subito il link con i tuoi amici!

  • Ultimo aggiornamento il .

INFORMAZIONI DI CONTATTO

  • (+39) 0587 733730

  • (+39) 320 3264838

  • Via Manzoni 9A, Ponsacco (PI)
Copyright © Centro Studi Bhaktivedanta, tutti i diritti sono riservati. P.IVA 01636650507 C.F. 90021780508