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L'empatia

 

Volevo condividere il coinvolgente evento tenuto da Marco Ferrini, il presidente del Centro Studi Bhaktivedanta (28 e 29 Novembre) e, cogliendo l'occasione, ringraziarlo per l'illuminante seminario da poco concluso. E' stato, come sempre, commovente ed istruttivo assistere al modo in cui ha portato aiuto a persone gravate, da decenni, da pesanti fardelli di sofferenza. Numerose volte nel corso del seminario ha chiarito che quella modalità di aiuto, 'il metodo', che da decenni ha messo in pratica, sperimentato e migliorato, è vincente e porta i migliori risultati. E a me piace molto questo metodo e cerco, per quanto posso, di metterlo in pratica nelle occasioni che lo richiedono.

Ogni volta che assisto a queste sedute di counseling 'spirituale', apprendo sempre cose nuove che evidentemente non avevo messo bene a fuoco in passato.
Le istruzioni che il maestro fornisce alle persone per metterle a loro agio durante la 'visualizzazione meditativa', l'accoglienza, la sensibilità con la quale verifica se la persona accoglie, comprende il messaggio, come aiuti la persona ad indagare dentro sé perché possa focalizzare con precisione il problema e la completa libertà, predispongono la persona a rendersi disponibile ad aprirsi e parlare, per quanto riesce nell'occasione, di quel disagio che sente e per il quale chiede aiuto.

Da quanto ho capito, l'empatia, comunque, è la chiave migliore per entrare veramente in contatto profondo con la persona. Questi concetti che ho sentito nel seminario, sono coerenti con le argomentazioni che già portava nel primo seminario del Corso di Counseling del 2008, a cui ho partecipato. Diverso tempo fa l'ho riascoltato e gli sono ancora grato anche per le spiegazioni che ha dato sull'empatia. La vera empatia!

“Quella sofferenza del cliente, è uno stimolo esistenziale, è uno stimolo a guardare più in alto! Lo scopo ideale è armonizzare la coscienza a livelli sempre più profondi di inconscio! Spesso la coscienza è ad un livello superficiale a causa di scelte sbagliate... quella non è la pura coscienza individuale, del sé, ma la coscienza dell'ego! Il counselor deve aiutare il cliente a ritrovare se stesso!”
“Quando ci si avvicina alla sorgente del vero problema, la resistenza del cliente aumenta, alza le difese! Quando il counselor entra in empatia col cliente, non ci sono più due strutture psichiche, quella del counselor e quella del cliente, ma se ne presenta una terza, in cui il counselor fa la sua parte, mette il suo coraggio, la sua visione, la sua intraprendenza, la sua esperienza, la sua sensibilità! E il cliente non si sente più solo! Ha risolto il problema della solitudine! Ha trovato chi lo accoglie, chi lavora per lui e con lui!”

Come il maestro sostiene da sempre, gli schemi, la razionalità, l'attenzione... non bastano per capire il reale disagio della persona e quindi portare veramente aiuto.

“Accoglienza... Che deve sfociare nell'empatia: è dall'empatia e dalla convinzione del cliente che è compreso che si sente disposto a rivelare i veri problemi chiave, che non rivela nemmeno a se stessa (attaccamenti, condizionamenti, nevrosi...), altrimenti sono dati superficiali. Le soluzioni scaturiscono proprio dall'esercizio dell'empatia...”
“Il counselor ha bisogno di sentire EMPATICAMENTE il sentire del cliente, altrimenti non riesce a capire, non penetra in profondità nella visione del mondo del cliente! Ed è proprio da una visione del mondo del cliente che scaturiscono i problemi!”
“A livello di inconscio collettivo, noi siamo tutti collegati! Nel momento che entriamo in empatia non c'è più posto per l'inganno! Il cliente deve sentire che non può ingannare, perché se inganna, danneggia se stesso! L'inganno è un cerotto senza collante.”
“Il cliente deve sentirsi liberato di ciò che doveva dire e che senta di aver risposto alla domanda in maniera esaustiva. In quel momento, che il cliente lo sappia o non lo sappia, si aprono i suoi recettori, e si rivela!”
“Dobbiamo evidenziare gli aspetti malsani al cliente, ma senza mostrarglieli direttamente! Attraverso l'empatia e l'esperienza, deve prendere coscienza da solo di ciò che non va. Se avviene da solo la scoperta dei guasti, la persona generalmente si attiva! Non si sente giudicata! E' un lavoro di diplomazia del profondo!”
“Come entrare nel vissuto del cliente senza lasciarsi irretire? Col distacco emotivo! Entrare dentro alla visione del cliente, soffrire con lui, per quello che 'LUI' sta vedendo! Non con una fragilità emotiva che danneggia anche il counselor! Occorre: IMPARARE A GESTIRE LE DINAMICHE EMOTIVE DEL CLIENTE!

Non c'è motivo dunque di cercare altre vie di counseling se queste sono già così vincenti! A che scopo? Perciò, mi sento molto grato al maestro per le conferme che ho colto su questo importante e decisivo argomento!

 

Scopri il prossimo seminario di Marco Ferrini cliccando qui 

 

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