Le domande eterne dell'anima eterna - parte III
In uno dei suoi romanzi più famosi, “Guerra e pace”, lo scrittore esplora le dinamiche di lotta interiore, del conflitto intrapsichico che avviene in ciascun individuo e che in ultima analisi si esplica nella forma di guerra nel mondo esterno. Il celebre romanzo è ricco di riflessioni sulla collocazione dell’uomo nell’universo. Il tema della trasmigrazione dell’anima è un motivo ricorrente in quest’opera letteraria. Natasha, una delle giovani protagoniste del romanzo, rivolgendosi ai suoi amici Nikolai e Sonia, rivela: “A volte uno ricorda e ricorda, finché non arriva a ricordare quel che aveva sperimentato prima di nascere in questo mondo… Se l’anima è immortale… e io vivrò per sempre.. vuol dire che ho sempre vissuto prima, ho vissuto l’intera eternità “. – Questo fenomeno si chiama metempsicosi, – disse Sonia che sempre studiava bene e ricordava tutto” . Dopo innumerevoli nascite e morti, l’essere vivente, incarnandosi in un corpo umano, acquisisce la possibilità di porre domande, che si sono presentate ad un alrto personaggio del romanzo, Pier Bezuchov: “Che cosa dobbiamo amare e che cosa odiare? Per che cosa viviamo e che cos’è il nostro “io”? Che cos’è la vita e cos’è la morte? Che cos’è quella forza misteriosa che dirige tutto?”.
La millenaria psicologia Vedica volge l’attenzione a tutti i piani dell’essere umano, inteso come un’essere bio-psico-spirituale. Come insegna la filosofia Samkhya, i costituenti della personalità umana sono lo spirito o purusha e l’apparato psicofisico: corpo e mente. Il sé empirico (jiva-bhuta) è un insieme di spirito cosciente e di materia, priva di coscienza. L’esperienza nel mondo fenomenico appartiene al corpo sottile, che è il primo a formarsi in base alle tendenze accumulate nel corso delle vite precedenti, e non al corpo fisico che perisce con la morte. La natura ontologica del purusha (o atman) è immortalità, coscienza e beatitudine. Il piano spirituale è caratterizzato appunto da ananda, una gioia profonda che si espande dentro e fuori. Un’identificazione totalizzante con lo strumento corporeo e psichico ostacola la comprensione della vita, così come la comprensione e l’accettazione del fenomeno morte.
Che cosa può soddisfare l’inestinguibile necessità dell’animo umano di realizzare la propria essenza spirituale? “Nell’uomo è insita la necessità di felicità; quindi essa è lecita. Se la soddisfiamo egoicamente, ovvero cercando ricchezza, fama, comodità, potrebbe succedere che le circostanze esterne non ci permetteranno di soddisfare tali desideri, dunque sono proprio questi desideri che sono illeciti e non l’anelito alla felicità. E allora quali sono i desideri che possono essere soddisfatti sempre, a prescindere dalle circostanza esterne? Quali? Amore, abnegazione”.
Ferito gravemente nella battaglia di Borodino, Andrei Bolkonskij, uno dei personaggi centrali di “Guerra e Pace”, si sente illuminato da una realizzazione: “Si è rivelata a me una felicità nuova, imprescindibile dall’uomo, una felicità al di fuori delle influenza esterne, la felicità inerente solo all’anima… Ho sperimentato quel sentimento d’amore che è l’essenza stessa dell’anima… Amare tutto – amare Dio in tutte le manifestazioni. Si può amare la persona cara con l’amore umano; ma amare il nemico è possibile solo con l’amore divino”.
La persona separata da Dio non può essere felice. Su questo riflette la contessa Maria – personificazione letteraria della madre di Tolstoj : “Nel corso della vita la contessa Maria era sempre più stupita dalla miopia della gente che cerca qui, sulla terra, il godimento e la felicità: la gente che lavora, soffre, lotta e fa del male a sé stessa e agli altri solo per raggiungere questa felicità impossibile, illusoria e sofferente”. I testi vedici affermano che la realizzazione della propria essenza immortale è possibile solo attraverso la purificazione e la liberazione dalle identificazioni della personalità temporanea, quindi attraverso la trasformazione di tutte le energie dell’essere. Quando si comincia a comprendere la natura dell’anima, la vita si presenta in tutta la sua sconfinata libertà. Una delle riflessioni di Pier nel libro: “Sento che non solo non posso cessare di esistere come niente cessa di esistere nel mondo, ma che sono sempre stato e che sarò per sempre.”
“Sappi che non può essere distrutto ciò che pervade il corpo. Nessuno può distruggere l’anima eterna” – afferma la Bhagavad-gita (II.17). A causa della posizione marginale del jiva-bhuta la permanenza dell’eterna essenza spirituale nel corpo materiale temporaneo sembra innaturale, conflittuale di per sé. Tolstoj spesso sottolinea questa incompatibilità: Andrei Bolkonskij, ascoltando il canto di Natasha, si sente un nodo alla gola: “Soprattutto sentiva che gli veniva quasi da piangere per questa vividamente percepita, drammatica contraddizione fra qualcosa di infinitamente grande e indefinibile che era in lui e qualcosa di stretto e carnale che si sentiva di essere”. Il conflitto fra la natura superiore e quella inferiore dell’essere umano comprende diversi aspetti. Le tentazioni del mondo fenomenico possiedono una forza magnetizzante e sono difficili da superare: “La carne spinge all’appagamento dei desideri materiali e lo spirito illuminante anela a vivere per Dio, per gli altri, e la risultante di questo processo è la vita non più animale, e più ci si avvicina a Dio, più si diventa illuminati. E quindi più cercheremo di vivere per Dio, più velocemente percepiremo la nostra parte nobile, mentre il lato animale sfumerà da sé.”
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